Fonte: corriere della sera del 24 aprile 2008
Poltrone. La scelta del neo senatore: continuerà a lavorare per costruire il nuovo Dna della politica del lavoro
Offerta a Ichino. Ma lui resta nel Pd
Letta propone un ministero. Il giuslavorista si consulta con Veltroni
MILANO — Già qualche giorno fa si era parlato di un'offerta di un ministero da parte di Silvio Berlusconi a Pietro Ichino, giuslavorista neo eletto nelle file del Partito democratico. E il professore aveva cortesemente declinato l'invito. Ieri la richiesta è arrivata ufficialmente attraverso una telefonata di Gianni Letta, indiscrezione ripresa da La7. Ichino ha preso tempo ma, dopo essersi consultato con Walter Veltroni, ha deciso di continuare a lavorare per il Pd, sia pure con una logica del tutto diversa da quella della vecchia sinistra.
Il tentativo di Berlusconi di avere un membro dell'opposizione nel governo evoca il caso Kouchner, l'esponente socialista nominato ministro degli Esteri dal presidente francese Sarkozy. Ma già qualche giorno fa il docente di Diritto del Lavoro aveva spiegato, sul sito www.pietroichino.it: «Un mio coinvolgimento nel governo Berlusconi non è pensabile, per le profonde differenze che dividono il suo programma da quello che ho contribuito a fondare e nelle cui liste sono stato eletto». Detto questo, però, Ichino aggiungeva: «Questo non toglie che tra la maggioranza e il Pd possano verificarsi delle convergenze su singole materie di politica del lavoro». D'accordo con Walter Veltroni, Ichino aveva spiegato di essere «pronto a cooperare con la maggioranza, nel rispetto dei rispettivi ruoli per il progresso del nostro Paese».
Ieri Letta, incaricato di tessere i rapporti tra gli alleati e con l'opposizione, ha ribadito la richiesta del Cavaliere, lasciando a Ichino «tutto il tempo necessario per decidere». Il professore si è detto lusingato dell'offerta e ha chiesto qualche giorno prima di dare una risposta definitiva. Poi si è consultato con il leader del Pd Walter Veltroni e ha deciso di continuare la sua strada nel partito del centrosinistra. Agli amici ha anticipato che proseguirà nell'impegno a costruire il Dna della politica del lavoro del nuovo partito su basi profondamente diverse rispetto a quelle della vecchia sinistra.
Quella sinistra che non lo ha mai molto amato a causa del suo sostegno alla legge Biagi. Una legge sulla quale, ha spiegato, c'è stato un «fenomeno di faziosità bipartisan. Ne hanno fatto un simbolo a destra e a sinistra, come se quella legge avesse segnato una svolta epocale. Che invece non c'è stata affatto».
Polemiche aveva suscitato anche la sua richiesta di allontanare i dipendenti statali «fannulloni». A causa delle sue battaglie per la riforma del mercato del lavoro, il senatore del Pd ha subito anche minacce da parte delle Br.
Alessandro Trocino
24 aprile 2008
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