giovedì 11 dicembre 2008

Bellissimo articolo

Una sinistra come io la penso e la fatico

di Ivan Della Mea

su Il Manifesto del 10/12/2008

Una sinistra come io la penso e la spero e la fatico può fare a meno di Vladimir Luxuria e di Domenici sindaco fiorentino autoincatenato e di Cioni fiorentino assessore e di Chiamparino sindaco di Torino e di ben due massimi: il Cacciari e il D'Alema e perfino del Grande Veltro.
Una sinistra come io la penso e la spero e la fatico può fare a meno di tutti i dirigenti presenzialisti multimediatici che la bazzicano.
Ci fu un tempo, nel triassico del Pci che, con la pratica del passaparola, ci si comunicava la comparsa di Palmiro Togliatti in tv: la qual cosa accadeva sì e no una volta all'anno perché noi comunisti eravamo discriminati dalla tv di stato e, sì, certo, su cotanto sopruso ci si ritrovava mezzi: mezzo infuribonditi per l'emarginazione e mezzo orgogliosi, orgogliosi poiché la discriminazione era per noi patente di alterità, di diversità, di opposizione al potere di lor signori; insomma, per più di un verso si leggeva e si interpretava quel nostro essere costretti fuori da ogni pollice monoscopico siccome giustezza del nostro essere altro e contro. Oggi, per dire da qualche tempo a questa parte, si corre più che disposti, anelanti spesso, per partecipare a qualsisia talk show, a qualsivoglia trasmissione, qualunque sia il palinsesto... anno zero, ballarò, maurizio costanzo show, quelli che, porta a porta, le invasioni barbariche, per dire dei più frequentati: in siffatta pratica, al più e al peggio, risolve il fare politica di gran parte dell'attuale sinistra. Essere in tv vuol dire essere. Non essere in tv vuol dire non essere. Ci fu chi un tempo disse la televisiün la g'ha paura de nissun. Ho memoria del fastidio, della stizza che provavo per l'eccessivo presenzialismo bertinottiano: elegante, arrotato, compiaciuto, ironico e io godevo alla grande allorché il nostro dialetticamente faceva strame del loro; ma il troppo stroppia e appiattisce e taglia tutte le punte sopra e sotto la banda di compressione: l'impressione, dico della mia, fu e ancora è quella di assistere a un gioco delle parti gestito da un animatore e vivacizzato da qualche comico di passo: cheppalle. Tutto questo sancisce la fine della politica intesa come rapporto vivo e vissuto tra persone fisicamente e mentalmente presenti: questa la vera invasione barbarica nella quale il mezzo la fa da padrone assoluto e stimola surrettiziamente la delega all'ascolto del teleutente poltronato.
Rimpiango l'uscita doverosa di casa, i dopocena consacrati alla sezione di partito, ai circoli comunisti, il dovere di assolvere a un dovere in cui trovava senso e sostanza un fare politica che, in prima battuta, costruiva la conoscenza tra i compagni e con quella il sentirsi e il viversi parte del partito. Non so se e quanto sia ancora possibile ritrovare questo tipo di rapporto; so che alle dirigenze nazionali di qualsisia sinistra non potrebbe fregargliene di meno perché in questo nostro presente e temo in non so quanti futuri a venire, un dirigente è dirigente e come tale riconosciuto, nella misura in cui, detto in buon palmirese togliattiano, compare multimediaticamente come tale. Credo sia per questa ragione che, sempre più spesso, mi dico e dico che nel mio passato ho vissuto il meglio del mio futuro.

sabato 6 dicembre 2008

La carriera di Holbrooke

Holbrooke, già famoso per essere uno dei fautori degli "accordi di Dayton" in Bosnia e per dichiarazioni nelle quali, da americano, ha affermato "La Serbia non dovrà mai entrare a far parte dell'UE fino a quando non riconoscerà l'indipendenza del Kosovo", viene reclutato da Obama per risolvere le questioni afgane... Stiamo in buone mani...

(fonte: The Economist)

Afghanistan and the Obama administration

No dream team for Karzai
Dec 4th 2008 | KABUL
From The Economist print edition


Cynicism on the streets and a certain nervousness in the presidential palace

BARACK OBAMA has promised to make Afghanistan his foreign-policy priority. But on the streets of Kabul his electoral triumph has been greeted with jaded pessimism. A typical view is that he will make little difference. The president, Hamid Karzai, however, may fear that from his point of view, things may actually get worse.

As a first earnest of a new American resolve perhaps 20,000 extra American soldiers are to arrive in Afghanistan next year: not quite an Iraq-style surge, but much more than a trickle. And the new administration is collecting champions of the Afghan problem. The vice-president-elect, Joe Biden, is a veteran of many visits to the region. The next secretary of state, Hillary Clinton, has called Afghanistan and Pakistan the “forgotten front-line” in the war on terror, and has advocated the appointment of a special envoy to the two countries.

If she gets her way, a probable candidate for the job is her old ally, Richard Holbrooke, a former American ambassador to the UN. He is also the chairman of the New York-based Asia Society and sits on its task-force on Afghanistan with Barnett Rubin, an expert on the country. In October Mr Rubin and Ahmed Rashid, a Pakistan-based author of several books on the region, produced a paper advocating a wider regional approach to the problem—“a grand bargain”, drawing in India, China, Russia and Iran, and tackling the issue of Kashmir as well as that of the Durand Line between Afghanistan and Pakistan.

A dream team of Afghanistan-watchers, however, may be a nightmare for Mr Karzai, who enjoys a hearty, backslapping friendship with the loyal Mr Bush. Mr Obama has been sharply critical of him for not having “gotten out of the bunker” to organise the country in a way that would build confidence. Mr Biden, meanwhile, was so angered by Mr Karzai at their last meeting that he stalked out. Mr Holbrooke has also criticised Mr Karzai. Last year, he challenged him for not arresting a warlord, Rashid Dostum, accused of assaulting a rival with a beer-bottle. He asked how the president could “let the thugs back you down over a murderous warlord”. Mr Holbrooke claims Mr Karzai, facing re-election next September, responded with a shrug. He may be rueing that now.

giovedì 4 dicembre 2008

Interessante

Apc-Iraq/ Casa Bianca ritocca elenco alleati e "riscrive storia"
Osservatorio: Documenti su sito governo rivisti o rimossi

New York, 4 dic. (Apcom) - La Casa Bianca ha diffuso sul sito
internet governativo cinque differenti versioni di un documento
che riguarda la guerra in Iraq, con passaggi modificati o
interamente rimossi. Secondo il Cline Center for Democracy,
dell'università dell'Illinois, lo staff del presidente americano
George W. Bush starebbe cercando di riscrivere la storia della
guerra.

Le modifiche al testo riguardano l'elenco dei 45 Paesi che hanno
appoggiato la decisione di invadere l'Iraq del dittatore Saddam
Hussein. Sul sito della Casa Bianca, tuttavia, dopo riscritture e
cancellazioni, i Paesi al fianco di Washington nella guerra sono
diventati 49.

Il centro ammette che l'episodio potrebbe spiegarsi con un
banale errore di archiviazione, ma denuncia comunque la pratica:
"Se è lecito aggiornare documenti per essere al passo con gli
eventi - si legge in un rapporto che affronta l'argomento - non
lo è cancellare testi dagli archivi della Casa Bianca o
sostituirli con testi interamente nuovi retrodatati. In questo
caso non si tratta semplicemente di comportamento irresponsabile,
si sta riscrivendo la storia".

martedì 2 dicembre 2008

L'eutanasia in Lussemburgo

Questo articolo (pubblicato su LE SOIR - quotidiano Belga) andrebbe letto alla luce di quanto sta accadendo in Italia riguardo alla opposizione della Chiesa Cattolica Apostolica Romana alla depenalizzazione dell'omosessualità.


Euthanasie : le grand duc joue sa couronne

Rédaction en ligne

mardi 02 décembre 2008, 16:33

Comme Baudouin Ier face à l’avortement en 1990, le souverain luxembourgeois a invoqué mardi des valeurs morales pour refuser de signer une loi légalisant l’euthanasie, menaçant de plonger son pays dans une crise constitutionnelle sans précédent depuis près d’un siècle.

Euthanasie : le grand duc joue sa couronne

EPA

A 53 ans, le grand-duc Henri, qui règne sur le Luxembourg depuis 2000, est sorti de sa neutralité en informant lundi les leaders parlementaires qu’il ne signerait pas la loi sur l’euthanasie pour des raisons « de conscience ».

Révélée mardi, l’information a déclenché une tempête dans ce micro-Etat de 470.000 habitants, dont la très catholique famille régnante fait rarement l’objet de polémiques.

« Je comprends les problèmes de conscience du grand-duc.

Avec des nuances, j’ai les mêmes problèmes. Mais je suis d’avis que si la Chambre des députés vote une loi, elle doit pouvoir entrer en vigueur », a réagi à la radio le Premier ministre, le chrétien-social Jean-Claude Juncker, qui devait faire une déclaration à 18H00 (17h00 GMT).

Le texte, qui dépénalise l’euthanasie sous certaines conditions, avait été adopté en février en première lecture par les députés.

Il n’avait recueilli qu’une courte majorité, grâce au soutien des députés socialistes de la majorité gouvernementale et des membres de l’opposition libérale et des Verts et malgré l’opposition massive des chrétiens-sociaux de Jean-Claude Juncker. Ces derniers avaient exprimé la crainte d’une « banalisation de l’acte d’euthanasie ».

Pour entrer en vigueur, le texte doit cependant encore être adopté en deuxième et dernière lecture par les députés lors d’un vote prévu ce mois-ci, puis être « sanctionné » et « promulgué » dans les trois mois par le grand-duc, chef de l’Etat.

« Nous devons trouver une solution pour nous en sortir sans déclencher une crise constitutionnelle », a déclaré M. Juncker, jugeant la situation potentiellement « très grave ».

« Le grand-duc doit être politiquement neutre. Sinon, cela mènera à un débat sérieux sur la Constitution », a abondé le chef du groupe des Verts au Parlement, François Bausch.

La question d’une évolution vers une monarchie purement protocolaire, de type scandinave, est désormais ouverte au Luxembourg, confronté à sa première crise constitutionnelle depuis 90 ans : en 1919, la grande-duchesse Marie-Adélaïde était sortie de sa neutralité politique pour prendre le parti des catholiques sur une loi limitant l’influence de l’église dans l’enseignement.

La grande-duchesse avait abdiqué mais la monarchie constitutionnelle avait été confirmée par référendum. Depuis, aucun souverain grand-ducal ne s’était opposé à une décision du Parlement.

Dans un cas similaire, l’oncle du grand-duc Henri, le roi des Belges Baudouin Ier, avait estimé en 1990 que sa « conscience lui interdisait de sanctionner » une loi belge libéralisant l’avortement.

Le gouvernement et le parlement belges s’en étaient tirés par une pirouette : ils avaient « constaté que le roi se trouvait dans l’impossibilité de régner » durant quelques jours, et promulgué la loi sans signature royale.

L’utilisation d’une procédure prévue par la Constitution pour pallier une démence ou un emprisonnement du souverain avait été très critiquée en Belgique.

Depuis, et malgré l’accession au trône du roi Albert II, au catholicisme plus discret, les prérogatives royales sont régulièrement remises en cause en Belgique, sans que cela ait toutefois débouché sur une réforme constitutionnelle.

En Europe, les Pays-Bas ont en 2002 été les premiers à légaliser l’euthanasie, suivis la même année par la Belgique où le roi Albert II n’a pas fait d’obstruction.

Dans la plupart des autres pays européens, l’aide apportée aux malades incurables désireux de mettre fin à leurs jours reste un homicide.

Ferrero e Luxuria

Isola Dei Famosi: Luxuria non tornerà in politica
Lo aveva detto dopo la sconfitta elettorale che per un po' sarebbe stata lontana dalla politica e Vladimir Luxuria ha ribadito che non si candiderà per le Europee
Isola Dei Famosi: Luxuria non tornerà in politica Prima sono arrivate le critiche dei compagni di partito - nelle file di Rifondazione Vladimir Luxuria era stata eletta deputato alla Camera - che alla notizia della partecipazione di Luxuria al reality show di Rai due avevano bocciato la scelta di diventare una "naufraga", poi dopo la vittoria tutti ad applaudire e a sottolineare che la partecipazione ad una trasmissione "leggera" può servire a portare avanti le battaglie per i diritti. Il segretario del Prc Paolo Ferrero apre all'ipotesi che Luxuria possa approdare ora al Parlamento europeo. "La decisione spetta a Vladimir - precisa - ma se vorrà saremmo felici di candidarla". Una possibilità che viene però bocciata dalla diretta interessata: "Già dopo la sconfitta elettorale avevo dichiarato che non vedevo le Europee nel mio futuro immediato. Confermo questa idea". Quanto alla vittoria, l'ex parlamentare del Prc non ha dubbi: "Gli italiani - dice Luxuria - dimostrano di essere più avanti dei politici". E che il suo successo rappresenti una sconfitta del conformismo è il giudizio anche dei suoi ex compagni di partito.

Berlusconi invita Berisha

Apc-Berlusconi:Berisha vince elezioni,poi docente Universita'Liberta'
Imprenditori hanno in governo albanese un grande supporto

Roma, 2 dic. (Apcom-Nuova Europa) - Il presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi, durante il vertice italo-albanese, ha rivolto
un "invito pubblico" al Premier Sali Berisha "quando l'anno
prossimo vincerà le elezioni" a tenere delle lezioni
all'Università della Libertà che aprirà a marzo.

"Rivolgo - ha detto - un invito pubblico a Berisha a venire il
prossimo anno, dopo che avrà vinto le elezioni in Albania, a
tenere un corso di lezioni all'Università della Libertà che si
aprirà a marzo. Credo sarà interessante ascoltarlo per sentire
come una nazione sia riuscita a passare dal totalitarismo a una
compiuta democrazia".

Berlusconi ha poi ricordato che lui e Berisha sono "vecchi amici
e tra l'altro partecipi della grande famiglia della libertà e
della democrazia del Ppe". "La nostra collaborazione - ha
sottolineato - viene da lontano e si fonda anche sull'identità di
valori e principi ed è fatta di tanti contatti di lavoro tra i
nostri collaboratori".

Poi il premier ha osservato che "le imprese che oggi sono qui e
hanno firmato contratti per opere in Albania, sanno che avranno
in questo governo un supporto contro eccessiva burocrazia e io
posso garantire che in questo paese troveranno qualcuno che vorrà
aiutare il lavoro".