martedì 22 gennaio 2008

Morto Arrigo Boldrini "Bulow"

Le agenzie.

MORTO ARRIGO BOLDRINI, IL COMANDANTE PARTIGIANO 'BULOW'

(ANSA) - RAVENNA, 22 GEN - E' morto Arrigo Boldrini, storico comandante partigiano 'Bulow' e presidente onorario dell'Anpi. Aveva 92 anni e dall'8 gennaio era ricoverato in gravi condizioni all' ospedale di Ravenna. I medici avevano definito ''critico'' il suo quadro clinico.
Membro dell'Assemblea Costituente e importante esponente del Pci del dopoguerra, Boldrini viveva da alcuni anni nella 'Casa della Fraternita'' a Marina Romea, localita' del litorale
ravennate. (ANSA).


MORTO ARRIGO BOLDRINI, STORICO 'COMANDANTE BULOW'/ANSA
TRA COSTITUENTE E ANPI, LA STORIA PARALLELA CON ZACCAGNINI
(ANSA) - RAVENNA, 22 GEN - Arrigo Boldrini, lo storico comandante partigiano 'Bulow' morto questa mattina all'ospedale di Ravenna, per molti anni presidente nazionale dell'Anpi, era nato nella citta' romagnola il 6 settembre 1915. Da tempo - prima dell'ultimo ricovero avvenuto l'8 gennaio, quando le sue condizioni si erano aggravate - viveva nella Casa della Fraternita' 'Betania' a Marina Romea, gestita da un amico sacerdote, don Ugo Salvatori.
Il 4 dicembre 1944 i partigiani di Boldrini, comandante della 28/a Brigata Garibaldi 'Mario Gordini', e i reparti alleati dell'VIII Armata britannica liberarono Ravenna con un'offensiva
combinata. Esattamente due mesi dopo 'Bulow' fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare, con una grande manifestazione pubblica nella piazza di Ravenna, dal generale Richard McCreery, comandante dell'Ottava Armata. Lo aveva ricordato cosi' il 25 aprile di tre anni fa, in occasione delle celebrazioni per il 60/o della Resistenza, l'allora sindaco Vidmer Mercatali.Perche' quella fu la prima assenza di Boldrini nel giorno della Festa della Repubblica.
Poco meno di un anno prima, nell'agosto 2004, 'Bulow' aveva lanciato il suo ultimo appello da presidente dell'Associazione partigiani (quando la maggioranza al governo annuncio' di voler tagliare i fondi proprio per la celebrazione dei sessant'anni della Resistenza) chiedendo contributi ai Comuni e ai cittadini ''perche' - aveva detto - bisogna ricordare degnamente il cemento del'identita' e dell'unita' nazionale''.
Arrigo Boldrini, educato all'amore per la liberta' - ricorda l'Anpi - dal padre, una popolare figura di internazionalista romagnolo, si portava addosso il soprannome di 'Bulow' dal '44.
''Durante una riunione clandestina - spiego' in un'intervista - dissi che non si poteva abbandonare la pianura al nemico tedesco, che era necessaria la 'pianurizzazione' della guerra partigiana, e spiegai come si poteva liberare Ravenna. Michele Pascoli, barbiere comunista (sara' fucilato dai nazisti), mi lascio' parlare, poi in dialetto mi chiese: 'Mo' chi sit, Bulow?, cioe' 'Ma chi sei, Bulow?', alludendo al generale tedesco che sconfisse Napoleone. Cosi' Pascoli decise il mio nome e io sono rimasto per sempre 'Bulow'''.
Nel novembre '89 'il comunista Boldrini' tenne l'orazione funebre per Benigno Zaccagnini, il partigiano 'Tommaso Moro', che era stato segretario Dc ma soprattutto suo intimo amico, una
storia parallela cominciata nella canonica di Piangipane, paese ad una decina di chilometri da Ravenna. Dopo la guerra - ricordava - avevano fatto un patto: chi fosse sopravvissuto all'
altro avrebbe fatto il discorso al funerale. E cosi' fu.
'Bulow' fu componente dell'Assemblea Costituente, parlamentare dal '53 al '94, presidente Anpi, oltre che dirigente nazionale del Pci: ''La tua azione - ricordo' da presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in un messaggio di auguri per il 90/o compleanno - e' sempre stata ispirata a principi di liberta' e di democrazia, valori che nel ruolo di presidente dell'Anpi hai promosso presso le nuove generazioni, mantenendo desta la memoria storica di quell' eroico e drammatico periodo fondante della nostra repubblica''. ''E' un eroe - scrisse di lui Giancarlo Pajetta - Non e' il soldato che ha compiuto un giorno un atto disperato, supremo, di
valore. Non e' un ufficiale che ha avuto un'idea geniale in una battaglia decisiva. E' il compagno che ha fatto giorno per giorno il suo lavoro, il suo dovere; il partigiano che ha messo
insieme il distaccamento, ne ha fatto una brigata, ha trovato le armi, ha raccolto gli uomini, li ha condotti, li conduce al fuoco''.
Durante una manifestazione per il cinquantesimo della Resistenza, lo stesso Boldrini sintetizzo' cosi' la sua opera: ''Noi abbiamo combattuto per quelli che c'erano, per quelli che non c'erano e anche per chi era contro...''. Questa - ricordano in tanti - e' stata sempre la sua profonda, autentica e leale convinzione.(ANSA).

RESISTENZA: MORTO A RAVENNA ARRIGO BOLDRINI, CAPO PARTIGIANI (2)=
(AGI) - Ravenna, 22 gen. - Arrigo Boldrini, noto come
'Comandante Bulow', fu membro dell'Assemblea Costituente, fu per decenni esponente di spicco del Pci e rappresentava il riferimento storico dei partigiani italiani. Dal 1947 in poi,
per alcuni decenni, fu segretario nazionale dell'ANPI, l'associazione nazionale dei partigiani d'Italia. Il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, nel ricordarne a caldo la figura,
appena appresa la notizia della morte ha detto: "Arrigo Boldrini ci ha lasciato. Abbiamo perso un grande italiano. La sua scomparsa lascia un vuoto enorme. Boldrini, il Comandante
"Bulow", Medaglia d'Oro al Valor Militare, e' stato protagonista e guida della Resistenza, che in Italia e a Ravenna uni' le grandi forze democratiche. Membro della Costituente ha dato all'Italia una Costituzione democratica e moderna. Parlamentare dal 1953 al 1994 ha contribuito alla
ricostruzione e alla rinascita della democrazia e della societa' italiana. Presidente dell'Anpi e' stato sempre in prima fila nella difesa e nel rinnovamento delle nostre istituzioni. Boldrini ci ha lasciato una straordinaria eredita' politica e morale. Ravenna, citta' di grandi tradizioni civili e democratiche, e' orgogliosa di averlo avuto fra i suoi figli migliori". (AGI)

MORTO ARRIGO BOLDRINI: LA MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA D'ORO

(ANSA) - RAVENNA, 22 GEN - ''Ufficiale animato da altissimo entusiasmo e dotato di eccezionale capacita' organizzativa, costituiva in territorio italiano occupato dai tedeschi due brigate di patrioti che guidava per piu' mesi in rischiose e sanguinose azioni di guerriglia''. Comincia cosi' la motivazione della Medaglia d'oro al valor militare conferita a Ravenna nel febbraio '45 ad Arrigo Boldrini dal generale Richard Mc Creery, comandante dell' VIII Armata britannica.
''Nell'imminenza dell'offensiva alleata nella zona - prosegue la motivazione - sosteneva alla testa dei propri uomini e per piu' giorni consecutivi duri combattimenti contro forti presidi tedeschi, agevolando cosi' il compito delle armate alleate. Successivamente, con arditissima azione, costringeva il nemico ad abbandonare un'importante localita' portuale adriatica che occupava per primo. Benche' violentemente contrattaccato da forze corazzate tedesche e ferito, manteneva le posizioni conquistate, contrastando con inesauribile tenacia la pressione avversaria. Si univa quindi con i propri uomini alle armate anglo-americane, con le quali continuava la lotta per la liberazione della Patria''.(ANSA).

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Giunti a Codevigo a fine aprile del '45 al seguito degli angloamericani, i partigiani di Arrigo Boldrini “Bulow” provvedono a rastrellare nelle zone limitrofe centinaia di fascisti che verranno poi seviziati e massacrati a gruppi lungo le rive del Brenta e del Bacchiglione - La stragrande maggioranza degli uccisi sono operai e braccianti agricoli ravennati colpevoli unicamente di aver aderito alla RSI - Le bestiali esecuzioni della maestra Corinna Doardo e di Mario Bubola, orrendamente seviziato solo perché figlio del podestà fascista del paese - Nel dopoguerra si parlerà di trentacinque persone uccise in una decina di giorni - In seguito Arrigo Boldrini verrà eletto parlamentare del PCI, presidente dell'Associazione nazionale partigiani e gli verrà conferita dagli inglesi la medaglia d'oro al valor militare


Verso la fine del 1944, un diffuso malcontento serpeggiante tra i soldati dell'VIII Armata — in particolare i canadesi, impiegati per il loro coraggio nelle azioni più rischiose — induce il generale MacCreery ad affiancare alle sue truppe la 28ª Brigata Garibaldi “Mario Gordini”, operante nel Ravennate agli ordini di Arrigo Boldrini, detto “Bulow”. Gli inglesi non vedevano di buon occhio i partigiani comunisti, ma su ogni altra considerazione prevalse la necessità di tentar d'incrinare il fronte avversario che vedeva schierati, lungo una linea snodantesi dai contrafforti appenninici fino all'Adriatico, le truppe germaniche, il Battaglione “Lupo” della X MAS, la Brigata Nera “Capanni”, il Battaglione Camicie Nere “Forlì” e i bersaglieri del “Mameli”. L'integrazione della brigata comunista di Boldrini nell'VIII Armata consentirà a “Bulow” un costante afflusso di materiale bellico alleato, pur continuando la sua formazione a mantenere un carattere autonomo e una propria struttura organizzativa. Verso la metà di gennaio del 1945 la 28ª Brigata “Mario Gordini” è già in linea. I suoi uomini vengono impiegati soprattutto in azioni di disturbo e di sabotaggio alle spalle dello schieramento avversario nella zona delle Valli di Comacchio. È grazie a questa particolare situazione che Arrigo Boldrini “Bulow”, un comunista con alle spalle un passato di capomanipolo dell'81º Battaglione “Camicie Nere” di Ravenna, servendosi della continua minaccia del ritiro dei suoi “partesan”, otterrà che questi abbiano via libera nell'esecuzione di una lunga serie di eccidi, compiuti a guerra finita e nei confronti di un avversario che già aveva deposto le armi. Le bande di “Bulow”, composte di partigiani romagnoli e rafforzate di elementi liberati dalle galere durante la marcia verso il Nord, dilagheranno così nelle terre del Basso Brenta, macchiandosi tra l'altro di quell'autentica strage di innocenti disarmati che passerà alla storia come l'“eccidio di Codevigo”. Arrivati nella zona il 29 aprile 1945 assieme alle truppe della Divisione “Cremona” e al seguito degli Alleati, gli uomini di Boldrini si recano quasi subito a Pescantina e Bussolengo, nel Veronese, dove sanno trovarsi parecchi ravennati appartenenti alle disciolte formazioni della RSI. Si trattava di ragazzi che non avevano fatto del male a nessuno (le loro posizioni erano già state verificate dal CLN locale) e che convivevano in perfetta armonia con la popolazione. Si trovavano tutti agli arresti domiciliari, con l'unico obbligo di recarsi quotidianamente alla caserma dei carabinieri e al comando del CLN per apporre la loro firma di presenza.

Quando i partigiani di Boldrini arrivano a Pescantina, hanno modo di incontrarsi col partigiano Gino Bassi — un esponente del locale CLN — che si mette subito a disposizione per avvertire i fascisti accasati qua e là che sono arrivati dei corregionali che avrebbero piacere di vederli. I militi aderiscono con piacere all'invito ma, recatisi in caserma con la speranza di rivedere qualche faccia amica, vengono immediatamente fermati e costretti a salire su dei camion in attesa. In un solo giorno quelli di “Bulow” prelevano 26 fascisti a Pescantina e 53 a Bussolengo. Altri 20 militi vengono prelevati dalle baracche vicino all'Adige dai partigiani Zocca e Calligaris del CLN di Bussolengo, caricati su di un camion e consegnati direttamente ai partigiani di Ravenna. Di questi ultimi non si saprà mai più la fine.

Dieci giorni di massacri

I fascisti prelevati dagli uomini di Boldrini vengono immediatamente portati a Codevigo, dove nel frattempo vengono ammassati molti altri militi rastrellati nelle zone limitrofe. Quivi giunti, dopo essere stati sottoposti a brutali sevizie e depredati di ogni avere, i prigionieri vengono fucilati a gruppetti sulle rive del Brenta e del Bacchiglione. La corrente si porterà via molti di quei corpi; gli altri verranno invece sepolti sbrigativamente o issati sulle carrette dell'immondezza per essere scaricati nei pressi dei vari cimiteri della zona. Nella sola Codevigo verranno rinvenute 104 salme (77 in un'unica fossa comune), 17 in un'altra fossa a S. Margherita, 12 a Brenta d'Abbà, 15 a S. Maria, 18 a Ponte di Brenta.

Di ciò che avvenne a Codevigo tra la fine di aprile e il 13 maggio 1945 vi è conferma nel diario del parroco del paese, con Umberto Zavattiero: «30 aprile. Previo giudizio sommario fu uccisa la maestra Corinna Doardo. Poi furono uccisi con la stessa procedura dai partigiani inquadrati nella divisione “Cremona” altri quattro di Codevigo, tre della brigata nera e uno della milizia: Gino Minorello, Primo Manfrin, Fiore Broccadello, Gerardo Manoli. Nei giorni susseguenti furono uccisi Silvio Contri, Ludovico Bubola, Angelo Maneo, Farinacci Fontana, Giovanni Cappellato e Antonietta Cappellato (questa perché dicevano avesse fatto la spia a prigionieri inglesi). Nella prima quindicina di maggio vi fu nelle ore notturne una strage di fascisti importati da fuori, particolarmente da Ravenna. Vi furono circa 130 morti. Venivano seppelliti dagli stessi partigiani di qua e di là per i campi, come le zucche. Altri cadaveri provenienti da altri paesi furono visti passare per il fiume e andare al mare. Furono uccisi diversi anche a Castelcaro e vennero seppelliti a Brenta d’Abbà. Meritano un elogio gli uomini che con tanto sacrificio si prestarono per dissotterrare i morti e portarli al cimitero per ivi tumularli».

È rimasto confermato che molte vittime furono inchiodate vive su delle tavole di legno, e dei chiodi vennero anche ritrovati fra le membra dilaniate.

Le foto dei resti di questi infelici, rinvenute presso la pretura di Piove di Sacco, documentano in modo inequivocabile la ferocia che si abbatté su quegli sventurati prima del supplizio finale. Oltre ai ravennati, si parla di almeno 300 fascisti oriundi di varie parti d'Italia eliminati.

In quei giorni di “caccia al fascista”, particolari attenzioni vengono riservate agli abitanti di Codevigo. Sospetti di simpatie fasciste ed ex appartenenti ai reparti della RSI — segnalati molto spesso per motivi di vendetta personale — vengono prelevati dalle loro case e condotti nella sede del CLN (l'attuale municipio) dove si svolgono i processi contro i fascisti locali.

Presidente del fantomatico tribunale è lo stesso Arrigo Boldrini che ascolta in silenzio le accuse e le menzogne rivolte ai prigionieri e poi, sempre in silenzio, emette il verdetto: pollice in basso, condanna a morte; pollice in alto — ma accade di rado — salvezza. Ma ancor prima che la sentenza venga pronunciata, gli sgherri di guardia al fianco del “presidente” cominciano a carezzare nervosamente il calcio del mitra. I condannati vengono poi condotti tra insulti e bastonate al piano terra dell'edificio dove in un'apposita sala hanno luogo pestaggi e torture....



Riferimenti:
Antonio Serena: I giorni di Caino

Anonimo ha detto...

perchè nessuno ricorda che Arrigo Boldrini nel 1939 era capo-manipolo (tenente) della Milizia fascista?
Il 29-4-45, a Codevigo (RA) arrivò con la sua brigata: il giorno dopo sulle acque del Brenta affiorarono i primi cadaveri. Pochi giorni prima alcuni militi partigiani si erano consegnati prigionieri. Depredati furono uccisi a bruciapelo.In 19 giorni furono uccise 120 persone. Terminato il "lavoro" la 28a brigata tentò di annientare la 14a Compagnia partigiana.
Dopo l'8 settembre cambiò casacca...adesso andava di moda il rosso...

pavese30 ha detto...

Quanta ignoranza in questi commenti di gente astiosa che si cred intelligente citando un Mistificatore coem Serena....

Che vorrebbe riscrivere la storia ed invece arriva alla calunnia.

Boldrini fu CAPOMANIPOLO UN SOLO MESE durante un richiamo alle armi,
nel 1939...dal momento che aveva raggiunto il grado di sottotenente nel precedente servizio militare.....

Nuovamente richiamato,militò poi come tenente nel regio esercito.

Le vittime di Codevigo sono riconosciute anche dai siti neofascisti come appartenenti a brigate Nere,GNR,oppure ex squadristi,spie...

Nella zona erano stati compiuti massacri,torture,le brigate nere in ritirata da Ravenna avevano infierito sulla popolazione che collaborava coi partigiani.

Enon sono stati ALTRI.Sono stati QUELLI.Infati fra circa 800 persona rastrellate,ne hanno uccise circa 130,scelte.E non per ordine di Boldrini.Che non era presente (verbale dei reali carabinieri).

Quando semini vento,raccogli tempesta.

Pensiamo poi all'amnistia di oltre 5000 criminali fascisiti,prima di parlare di "giustizia rossa".

Giocare al Balilla non è mai servito a nulla,n ieri nè oggi.