LEGGE BIAGI. SACCONI 'CONTENTO': IL PD HA CAMBIATO IDEA
'SPARITA L'ABROGAZIONE DAL PROGRAMMA, DA PDL EGEMONIA POLITICA'
(DIRE) Bologna, 18 mar. - Pur avendo "egemonizzato il Partito democratico" sulla legge 30, il Pdl non canta vittoria. Anzi, suona la carica: "Ora pochi sono contrari alla legge Biagi, pochi
sono per la legge Biagi", dice il senatore azzurro Maurizio Sacconi alla conferenza stampa ad hoc convocata a Bologna alla vigilia della commemorazione del giuslavorista ucciso.
Appuntamento che diventa anche occasione per sviscerare una proposta del centrodestra: detassare il lavoro attraverso un imponibile del 10% su tutte le parti variabili del salario, come
ad esempio gli straordinari, lasciandole al tempo stesso fuori da altri conteggi del reddito personale. Un'idea che troverebbe copertura con 150 milioni sommati all'emersione garantita dalla bassa tassazione dei fuori busta (a confronto dell'attuale 33%).
E da un maggior ricorso all'aumento delle parti variabili del salario rispetto a quelle fisse. A conti fatti dunque una contromisura al reddito minimo garantito targato Pd. Una proposta
assolutamente negativa, spiega l'economista e candidato del Pdl in Emilia-Romagna Giuliano Cazzola, "attraverso una politica di incentivi e tutele si arriva alla 'soluzione finale': si finisce per distruggere posti di lavoro".
I candidati del centrodestra vogliono disegnare il "quadro" di applicazione della legge. "Il modo migliore di onorare Marco ogni anno- sottolinea Sacconi- e' di non lasciare una norma fredda, ma
fare il punto sulla sua attuazione".
E ci sono ancora molte cose che non vanno. "La Borsa del lavoro- spiega l'ex sottosegretario del governo Berlusconi- si e' fermata a meta' strada, i servizi privati non sono ancora fioriti". Scarseggiano gli uffici di placement nelle universita', mentre "le scuole superiori non ci stanno ancora pensando". Poi "e' stato cancellato il lavoro intermittente", il part time e' sottoutilizzato e la formazione "di fatto non c'e'".
Nonostante tutte queste mancanze (l'assunto di fondo di Sacconi e' che "la legge ha bisogno di essere implementata") il centrodestra vanta una vittoria tutta politica sul centrosinistra. E lo fa scomodando la categoria gramsciana di egemonia. "Abbiamo espresso egemonia politico-culturale sul Pd- afferma Sacconi- se penso che il Partito democratico ha tra gli azionisti di riferimento il gruppo dirigente della Cgil, non posso che essere contento che non si parli piu' nel programma di
abrogazione della legge Biagi". Insomma, ribadisce il senatore uscente "il tempo e' stato galantuomo: se penso al programma dell'Unione del 2006, l'abolizione della legge Biagi, c'era".
A Cazzola l'onere di far due conti. In dieci anni (dal pacchetto Treu 1997 all'applicazione della legge 30) in Italia 2,5 milioni di posti in piu' di cui 1,9 milioni di a tempo indeterminato e 600 milia di lavoro a termine. In termini percentuali, la crescita dei cosiddetti precari e' stata,
rilevante solo in agricoltura, con 5-6 punti in piu'.
Bassa invece la crescita dei precari nell'industria (piu' 0,1%) e nei servizi (1,5-2%), dove la pubblica amministrazione ha utilizzato le nuove forme contrattuali per sopperire ai blocchi delle assunzioni. Questi numeri, suggerisce Cazzola, aiutano "a smentire un luogo comune. Quello che attribuisce alla legge Biagi tutte le colpe del mercato del lavoro". Anche contare il numero delle teste precarie, dice l'economista, e' molto difficile. Inizialmente l'Inps ne censiva "tre milioni e mezzo, ora ne conta 1,8 milioni", perche' e' cambiato il metodo di rilevazione. Tirando le somme siamo di fronte a "400 mila (rilevazione Cnel) a 600 mila (per la Cgil) persone fisiche". Dunque "siamo in presenza di un settore importante- conclude Cazzola- ma piu' limitato rispetto posizioni iniziali".
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