martedì 11 dicembre 2007

Occhetto insegna


Leggetevi questa intervista ad Occhetto (segue sotto).
Bella vero?
Aveva ragione lui nel 91? Beh...se aveva ragione lui allora significa che nel 91 era in minoranza anche lui! Ma come? Ma non era il neo-segretario del Pds?
Beh c'è qualcosa che non torna. Esatto. Di certo non sto ad ascoltare le balle di Occhetto. Se oggi è rinsavito e ha deciso di condividere una serie di battaglie con noi, mi sta bene, ma che venga a dire che nel 91 aveva ragione lui è una balla di proporzioni clamorose e la nascita del Pd sta lì a dimostrarlo.

Ci pensavo ieri? Ma vi ricordate il 20 ottobre? La manifestazione che "non s'a da fà" secondo Mussi e Pecoraro Scanio e le dichiarazioni che si sono susseguite durante il pomeriggio quando si è capito che la manifestazione era riuscitissima. Non erano in pochi a sperare che a quella manifestazione ci fossero 4 gatti e magari che succedesse anche qualche bello scontro con la polizia o qualche bell'incidente, così si potevano isolare ancor di più i comunisti. Ma invece è andata esattamente nel senso opposto: la manifestazione è stata partecipatissima: gente vera, un sacco di gente vera, pacifica, desiderosa solo di far sentire la propria voce e il proprio malcontento per l'operato di un governo che ha votato. E un mare di bandiere comuniste. Solo quelle. Ed oggi gli stessi che avevano criticato la manifestazione sono gli stessi che pongono i diktat all'interno della "cosa rossa" e per il gruppo dirigente di Rifondazione Comunista, il fatto che Sd e Verdi non avessero aderito (e anzi avessero criticato) alla manifestazione non ha cambiato nulla, nemmeno negli equilibri.

Il partner più importante cui rivolgersi è Mussi, non il popolo del 20 ottobre.


OCCHETTO: «Perchè sono qui? Si realizza la "mia" svolta...»

di Andrea Carugati

su l'Unità del 09/12/2007

ACHILLE OCCHETTO

«Si realizza quello che ho proposto con la Svolta: togliere le falce e martello e fare una sinistra unita. Solo che ci si arriva con 20 anni di ritardo». Achille Occhetto si affaccia agli Stati generali della sinistra alla Fiera di Roma in punta di piedi. Saluta i vecchi compagni, ascolta attento Luciana Castellina. «Non mi aspettavo tanto fervore, vedo una forte richiesta di unità e la possibilità di rifondare una sinistra in Italia. Spero che i gruppi dirigenti non gettino a mare questa spinta della base per egoismi burocratici. Che non si faccia l'errore che ha commesso il Pd, una fusione a freddo».

Perché ha deciso di venire? «Forse nell'89 non ci siamo capiti bene, c'è stato un equivoco. Io avevo proposto una sinistra democratica, moderna e plurale. L'obiettivo era uscire da sinistra dalle rovine del comunismo, non entrare nel salotto buono della finanza».

Dunque lei vede qui il compimento del suo progetto? Eppure non ci sono i Ds...
«In realtà qui vedo una gran parte dei Ds, tanti vecchi compagni che mi dicono "finalmente ci rincontriamo". E non sono quelli di Rifondazione. Il compimento ideale della svolta è una sinistra plurale, non un partito che non ha la sinistra nel suo nome».

Eppure, quasi 20 anni dopo, al battesimo della sinistra radicale c'è lei ma non Ingrao. Non le pare curioso?
«Ingrao sulla Stampa ha posto una questione giusta e sono perfettamente d'accordo con lui. Non aderirò finché non sarà sicuro che si fa davvero una cosa nuova, che il movimento ha un traguardo chiaro».

Come vede il rapporto tra la Sinistra e il governo?
«Le difficoltà al governo sono oggettive, ma sono dovute soprattutto al fatto che le elezioni non si sono vinte, ma pareggiate. Bisognerebbe prenderne atto».

E le parole di Bertinotti? La verifica di gennaio?
«Bisogna che la verifica sia effettiva, con una nuova fase del governo e un programma che sappia parlare alla sinistra. Quanto a Bertinotti, nelle sue parole non ho letto desideri di imboscate. Forse è stato troppo tranchant, ma ha colto un punto: la mediazione non avviene mai tra lavoro e capitale, come sarebbe ovvio. Basta che il capitale o i suoi circoli facciano la voce grossa che subito il governo ceda».

Chi vedrebbe come leader della Sinistra?
«Il ceppo più forte cui attingere è quello di Rifondazione, ma mi auguro che non venga da una tradizione di apparato. Serve un leader che interpreti una sinistra femminista, pacifista e ambientalista. Niki Vendola ha le caratteristiche più adatte».

La sinistra dovrà allearsi con il Pd o andare per conto suo?
«Io aedo ancora nel centrosinistra. Bisogna vedere se ci aede ancora il Pd: la continua richiesta di mani libere lascia credere che staino cercando strade diverse».

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