martedì 18 marzo 2008
Maurizio Sacconi, legge 30 e PD
'SPARITA L'ABROGAZIONE DAL PROGRAMMA, DA PDL EGEMONIA POLITICA'
(DIRE) Bologna, 18 mar. - Pur avendo "egemonizzato il Partito democratico" sulla legge 30, il Pdl non canta vittoria. Anzi, suona la carica: "Ora pochi sono contrari alla legge Biagi, pochi
sono per la legge Biagi", dice il senatore azzurro Maurizio Sacconi alla conferenza stampa ad hoc convocata a Bologna alla vigilia della commemorazione del giuslavorista ucciso.
Appuntamento che diventa anche occasione per sviscerare una proposta del centrodestra: detassare il lavoro attraverso un imponibile del 10% su tutte le parti variabili del salario, come
ad esempio gli straordinari, lasciandole al tempo stesso fuori da altri conteggi del reddito personale. Un'idea che troverebbe copertura con 150 milioni sommati all'emersione garantita dalla bassa tassazione dei fuori busta (a confronto dell'attuale 33%).
E da un maggior ricorso all'aumento delle parti variabili del salario rispetto a quelle fisse. A conti fatti dunque una contromisura al reddito minimo garantito targato Pd. Una proposta
assolutamente negativa, spiega l'economista e candidato del Pdl in Emilia-Romagna Giuliano Cazzola, "attraverso una politica di incentivi e tutele si arriva alla 'soluzione finale': si finisce per distruggere posti di lavoro".
I candidati del centrodestra vogliono disegnare il "quadro" di applicazione della legge. "Il modo migliore di onorare Marco ogni anno- sottolinea Sacconi- e' di non lasciare una norma fredda, ma
fare il punto sulla sua attuazione".
E ci sono ancora molte cose che non vanno. "La Borsa del lavoro- spiega l'ex sottosegretario del governo Berlusconi- si e' fermata a meta' strada, i servizi privati non sono ancora fioriti". Scarseggiano gli uffici di placement nelle universita', mentre "le scuole superiori non ci stanno ancora pensando". Poi "e' stato cancellato il lavoro intermittente", il part time e' sottoutilizzato e la formazione "di fatto non c'e'".
Nonostante tutte queste mancanze (l'assunto di fondo di Sacconi e' che "la legge ha bisogno di essere implementata") il centrodestra vanta una vittoria tutta politica sul centrosinistra. E lo fa scomodando la categoria gramsciana di egemonia. "Abbiamo espresso egemonia politico-culturale sul Pd- afferma Sacconi- se penso che il Partito democratico ha tra gli azionisti di riferimento il gruppo dirigente della Cgil, non posso che essere contento che non si parli piu' nel programma di
abrogazione della legge Biagi". Insomma, ribadisce il senatore uscente "il tempo e' stato galantuomo: se penso al programma dell'Unione del 2006, l'abolizione della legge Biagi, c'era".
A Cazzola l'onere di far due conti. In dieci anni (dal pacchetto Treu 1997 all'applicazione della legge 30) in Italia 2,5 milioni di posti in piu' di cui 1,9 milioni di a tempo indeterminato e 600 milia di lavoro a termine. In termini percentuali, la crescita dei cosiddetti precari e' stata,
rilevante solo in agricoltura, con 5-6 punti in piu'.
Bassa invece la crescita dei precari nell'industria (piu' 0,1%) e nei servizi (1,5-2%), dove la pubblica amministrazione ha utilizzato le nuove forme contrattuali per sopperire ai blocchi delle assunzioni. Questi numeri, suggerisce Cazzola, aiutano "a smentire un luogo comune. Quello che attribuisce alla legge Biagi tutte le colpe del mercato del lavoro". Anche contare il numero delle teste precarie, dice l'economista, e' molto difficile. Inizialmente l'Inps ne censiva "tre milioni e mezzo, ora ne conta 1,8 milioni", perche' e' cambiato il metodo di rilevazione. Tirando le somme siamo di fronte a "400 mila (rilevazione Cnel) a 600 mila (per la Cgil) persone fisiche". Dunque "siamo in presenza di un settore importante- conclude Cazzola- ma piu' limitato rispetto posizioni iniziali".
lunedì 17 marzo 2008
Cartello elettorale, partito unico o soggetto unitario?
Da domani la Sinistra Arcobaleno avrà un punto di riferimento nazionale per la campagna elettorale e oltre. La nuova sede si trova nel centro di Roma, in via Liguria al n. 7, e per la 'vernice' ci sarà il candidato premier, Fausto Bertinotti, che nell'occasione presenterà l'iniziativa delle "Case della Sinistra Arcobaleno", ovvero le sedi della nuova formazione politica della sinistra che a decine stanno sorgendo un po' in tutta Italia.
Ferrero: "La Sinistra-L'Arcobaleno è un progetto politico"
"La Sinistra-l'Arcobaleno non è un cartello elettorale ma un progetto politico". Lo afferma a Forlì il ministro Paolo Ferrero, rispondendo alle domande dei cronisti sulla natura del partito della sinistra. "Poi- aggiunge- si può discutere se debba diventare una partito unico oppure una federazione, soluzione per cui io protendo. Quello che conta, però, è che bisogna costruire una casa della sinistra in cui ciascuno sieda comodo con i propri convincimenti e organizzato in modo democratico".
Con che coraggio?
1) prima umili i serbi e poi chiedi la loro "influenza" per calamare le acque.
2) sostieni che le forze italiane si muovono nell'ambito e nel rispetto della risoluzione 1244 quando TU, riconoscendo l'indipendenza del Kosovo e appoggiando la missione UE EURLEX, hai violato tale risoluzione.
Con che coraggio?
Apc-*NE/ KOSOVO, D'ALEMA:BELGRADO USI SUA INFLUENZA SU SERBO-KOSOVARI
"Grande preoccupazione", incaricato d'affari serbo alla Farnesina
Roma, 17 mar. (Apcom) - Dopo i fatti di Mitrovica, il ministro degli Esteri Massimo D'Alema esorta i serbi del Kosovo a "evitare ogni forma di violenza e ad accogliere l'invito al dialogo
formulato dalle Nazioni Unite presenti sul terreno". Al tempo stesso, come riferiscono dalla Farnesina, il capo della diplomazia italiana "invita le autorità di Belgrado a usare la
loro influenza" perché i serbo-kosovari agiscano "responsabilmente e pacificamente". Un messaggio in tal senso, a quanto si apprende, è stato trasmesso all'Incaricato d'Affari di
Serbia a Roma, ricevuto stamattina da D'Alema al ministero degli Esteri.
D'Alema esprime "grande preoccupazione" per gli incidenti che si sono verificati nel nord del Kosovo. E "condanna fermamente tali gravi episodi", rivolgendo un "appello perché vengano
ripristinate le necessarie condizioni di ordine e calma a Mitrovica Nord". Il vicepremier ribadisce "il pieno sostegno dell'Italia alle missioni Unmik e Kfor e al loro impegno volto a mantenere ordine e sicurezza in tutto il Kosovo, in linea con la Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza".
giovedì 13 marzo 2008
PRC. Polemiche sulle liste e candidature.
Sciopero della fame per difendere una tuta blu
di Erika Dellacasa
su Corriere della Sera del 08/03/2008
Il segretario del Prc della Liguria
GENOVA — «Ho iniziato lo sciopero della fame mercoledì perché la Sinistra Arcobaleno non aveva neanche un operaio come testa di lista e continuerò lo sciopero fino alle estreme conseguenze». Così Giacomo Conti segretario ligure di Rifondazione protesta contro la mancata conferma alla Camera di Sergio Olivieri, operaio della Termomeccanica della Spezia. A Conti, che ha lanciato l'appello per far rientrare Olivieri nelle liste, non basta il gesto di Diliberto in favore del lavoratore della Thyssen. «Bene per i Comunisti italiani — dice — ma non posso tollerare che il mio partito non senta la necessità di rivedere certe scelte banditesche. Via gli operai avanti i funzionari. C'è un grave problema di democrazia interna». L'esclusione di Olivieri, poi, fa sì che il Prc non abbia in Liguria neanche un candidato sicuro: «Questa è macelleria politica» accusa Conti. Edoardo Sanguineti, già candidato sindaco di Genova per la sinistra, e don Gallo hanno scritto a Bertinotti chiedendogli una «credibile candidatura» per Olivieri e ricordandogli che «proprio a Genova la questione operaia è emersa in tutta la sua gravità».
Giordano e Ferrero, "lite" sul digiuno del compagno Conti
di GIO. M.
su Il Secolo XIX del 09/03/2008
Il leader di Rifondazione duro contro il segretario ligure: «È indegno ciò che fai». Il ministro: «Toni eccessivi»
GENOVA. La segreteria nazionale di Rifondazione non cambia le liste della Sinistra Arcobaleno in Liguria. Il partito di Bertinotti e Giordano, quindi, non avrà nessun parlamentare eletto tra La Spezia e Imperia. Il tentativo del segretario regionale Giacomo Conti di far cambiare le cose attraverso lo sciopero della fame (oggi al quinto giorno) è quindi fallito.
Anzi, ieri Conti ha dovuto registrare la durissima censura del suo segretario nazionale: «Nel nostro partito il dibattito è libero e il dissenso, anche quello più estremo, è non solo lecito - ha detto Franco Giordano - ma un valore. Ma la delegazione del Prc nella lista della Sinistra Arcobaleno ha rispettato i criteri di rinnovamento posti dal comitato politico nazionale. Si può non essere d'accordo, ma parlare come fa Conti di una "operazione banditesca" messa in atto da una parte della segreteria è non solo falso, in quanto mette in discussione l'unità del gruppo dirigente nazionale, ma anche indegno, perché ne vuole colpire l'onestà politica contermini, questi sì, che andrebbero banditi dal confronto. Riteniamo le espressioni di Conti incompatibili con la cultura politica del partito».
Conti reagisce: «Consiglierei a Giordano di non ascoltare solo le proprie parole, ma anche quelle degli iscritti del territorio. Se qui si pone un problema sulla formazione delle liste, prima di dire che c'è una frattura in Prc, mi chiederei se l'ha fatta il segretario regionale ligure o una segreteriana-zionale che è sorda alle istanze del mondo sociale e dei territori dove si costruisce il progetto della sinistra».
Conti parla di un «problema di democrazia nel partito» e chiede un congresso nazionale subito dopo le elezioni e invita Giordano «a un attivo degli iscritti che può essere convocato già la prossima settimana». Al suo fianco, l'operaio deputato uscente e non più confermato Sergio Olivieri, che cerca di «superare» l'incidente accettando comunque di essere messo in unabrutta posizione di lista: «Ora pensiamo a ottenere il miglior risultato, poi discuteremo». Quindi l'invito a Conti per tornare a cibarsi (ha perso 5 chili). Un appello che arriva da giorni dapiùparti, apartire dal capogruppoin Regione Marco Nesci, dalla sua parte.
L'appello più pesante è comunque firmato dal ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrerò: «Giacomo è uno splendido compagno e la radicalità con cui sta affrontando il nodo delle candidature operaie è l'espressione della sua passione politica e morale. Lo invito però a porre fine allo sciopero della fame che non è e non può essere lo strumento attraverso cui aprire la discussione politica sulle scelte fatte sulle candidature. E invito tutti (quindi anche Giordano, ndr) ad abbassare i toni della polemica. La discussione su questi nodi dovrà essere fatta dopo le elezioni, ma oggi è il tempo di rimboccarsi le maniche e di impegnarsi nella campagna elettorale».
venerdì 7 marzo 2008
Veltroni: non ci sara' pareggio, ne' Grande Coalizione

fonte: rainews24

Non ci sarà pareggio, il Pd vincerà le elezioni. Ne è convinto il leader di Pd Walter Veltroni che ribadisce il concetto oggi in un'intervista pubblicata sui quotidiani veneti del gruppo Espresso. "Io non credo in un pareggio - dice Veltroni - il Pd si batte per raggiungere un successo. Ora siamo gia al testa a testa. Ma in tutti i casi lo ripeto: insieme vanno scritte le regole, il governo è cosa diversa, i due schieramenti hanno idee e programmi alternativi e non ci saranno grandi coalizioni".
giovedì 6 marzo 2008
Il "merito" di Ichino
www.resistenze.org - proletari resistenti - lavoro - 28-02-08 - n. 217
martedì 4 marzo 2008
La lotta di classe secondo Veltroni
«Sento che la sinistra radicale parla di lotta di classe contro i padroni. Noi abbiamo un'idea diversa, noi proponiamo un grande patto fra lavoratori e produttori.»
Walter Veltroni in occasione dellla presentazione
della candidatura di Massimo Calearo nelle liste del Pd, 2 marzo 2008
lunedì 3 marzo 2008
PD: Siamo riformisti, non di sinistra

Da L'Unità, giornale fondato nientepopodimeno che da Antonio Gramsci.
Veltroni a El Pais : «Siamo riformisti, non di sinistra»
«Somos reformistas, no de izquierdas». El Pais, principale quotidiano spagnolo, intervista Walter Veltroni. Uno sguardo a tutto tondo sul suo tour elettorale, un parallelo italo-spagnolo su due paesi al voto, ma soprattutto domande secche sulla novità del Pd. Il titolo parte proprio da lì: «Veltroni ringiovanisce la politica italiana». Ma non si tratta solo di candidature, è il programma a segnare la svolta. E Veltroni usa parole chiare per definirla: «Siamo riformisti, non di sinistra».
Una frase che, in questi giorni in cui la parola Veltrusconi riecheggia in tutti i discorsi di chi sfida i leader dei due maggiori partiti – Casini su tutti – fa riagitare lo spauracchio delle larghe intese. Veltroni mette in chiaro subito che «riforme istituzionali, sì, accordi di governo, no». Uno slogan che riassume quello che da giorni va dicendo a chi, da Fini a Bertinotti, lo accusa di aver “copiato” il programma del Pdl: «Se è vero che il nostro programma è copiato dal suo, allora vorrà dire che potrà votare, fin da subito, alcuni punti del nostro programma». Ma, aggiunge, «non collaborerò mai con Berlusconi ad un governo».
Tra i due programmi, comunque, c’è sicuramente un punto dirimente: la questione energetica. Berlusconi ha rilanciato nel programma presentato venerdì il nucleare come panacea di tutti i mali, Veltroni ora replica spiegando che quello di cui abbiamo bisogno è «un'operazione di gigantesca riconversione del nostro sistema produttivo, possibile grazie alle grandi scoperte della tecnologia, che ci permette di ricavare energia dalla natura, a cominciare dal sole».
Sottolinea le differenze anche il ministro del Lavoro Cesare Damiano: «Il programma del Popolo delle libertà mi pare piuttosto avaro sui temi del lavoro, tutto il contrario del Partito democratico che ha un programma robusto e preciso». Nel Pdl «si parla di detassazione degli straordinari e sgravi sulla tredicesima. Il Pd – prosegue Damiano – invece deve agire con molta più forza intervenendo sulla revisione al basso delle aliquote, con incentivi sui salari di produttività, sulla revisione del modello contrattuale con un miglioramento retributivo soprattutto per il lavoro discontinuo, si tratta dei famosi 1000-1100 euro per i contratti a progetto».
Intanto, in una lettera a Famiglia Cristiana, il segretario del Pd ricuce sul fronte dei temi etici: il settimanale cattolico lo aveva duramente attaccato per aver siglato l’accordo con i Radicali, ora Veltroni rassicura che «non c'è ragione di temere che nel Pd i cattolici siano mortificati. Al contrario, è di tutta evidenza come essi rappresentino una delle colonne portanti del partito: non solo sul piano quantitativo, ma anche sul piano della qualità e dell'autorevolezza delle idee».
Non piace la svolta “riformista” ai Socialisti. Boselli: «Raccontare agli italiani che non è mai stato comunista, è una bugia ed anche un errore. Il nuovo – aggiunge – non passa cancellando la storia di ciascuno di noi». Ma nell’intervista a El Pais, Veltroni sostiene che «gli italiani sono stanchi del passato». «L'Italia – prosegue – ha diritto di scegliere tra una proposta riformista ed una conservatrice. Si potrà dire quel che si vuole – ammette – ma Reagan ha cambiato l'America; Mitterrand ha cambiato la Francia e altrettanto farà Sarkozy, così come la Thatcher e Blair hanno cambiato l'Inghilterra».